Durante quest’anno ho fatto diverse attività, tra corsi, masterclass e webinar, con durata variabile tra due e otto ore; ho utilizzato diverse piattaforme (Zoom, soprattutto, ma anche Google Meet, Microsoft Teams, Cisco WebEx e un paio di piattaforme per l’e-learning), con dinamiche e situazioni completamente differenti.
Ne approfitto, pertanto, di fare un bilancio e tirare fuori i miei personali spunti di apprendimento da una parte e obiettivi per il futuro dall’altra. Gli spunti riguardano due momenti diversi:
- La progettazione delle attività;
- L’erogazione delle attività in aula.
In questo articolo riporto gli spunti relativi alla seconda parte.
PARTE 2 | EROGAZIONE DEL CORSO
5) SVOLGIMENTO DELLE ATTIVITA’
“Maggiore puntualità e maggiore lentezza”
Altra importante conclusione a cui sono giunto è che le attività online hanno un maggiore ordine e una maggiore struttura e si riesce a essere più puntuali (si inizia quasi sempre entro il classico quarto d’ora accademico) rispetto a quelle in presenza. Anche se poi, e questo è il rovescio della medaglia, si riescono a fare meno attività. Infatti, secondo una mia stima, non si va oltre il 60/70% delle attività che si riescono invece a fare in aula.
Questo accade per diversi motivi. Innanzitutto, è sempre opportuno prevedere una pausa di qualche minuto alla fine di ogni ora di formazione. Ho notato infatti che, per quanto possa essere molto impegnativa l’aula, la formazione online probabilmente lo è anche di più e anzi richiede forse maggiore energia per l’animazione della comunità di partecipanti. D’altra parte è impegnativa anche per chi segue, per cui, ritengo opportuno prevedere qualche pausa in più rispetto a quanto accade in aula.
Inoltre, ho notato che le attività, soprattutto di gruppo, sono mediamente più lente; infatti, serve più tempo per organizzarle e si ha una maggiore dispersione di informazioni. Non serve correre, anzi sarebbe anche contro-producente. Per cui è opportuno a mio avviso prevedere qualche minuto in più rispetto alle attività in presenza (ad es. per un’attività pianificata di 30 minuti in aula, online è opportuno prevedere almeno una decina di minuti in più).
6) LA DURATA DEI MODULI
“Otto ore di formazione sono troppe!”
Altro elemento riguarda la durata dei moduli di un corso. Ormai tutti, più o meno, conosciamo il fenomeno dello “Zoom fatigue”, vale a dire l’affaticamento prodotto dallo stare troppo tempo davanti a una piattaforma di video-conferenza (vedi il mio articolo). In questo senso, il fatto che alcuni clienti continuino a considerare come unica opzione possibile la durata tradizionale di otto ore al giorno di corso è stato pesante per me, ma soprattutto lo è stato per i partecipanti. Una persona, dopo la fine di un corso, mi ha scritto dicendomi che era molto stanca. E non è stata l’unica.
Ecco, il mio suggerimento è quello di fare sessioni da quattro ore massimo per mantenere sempre un buon livello di apprendimento (due ore sarebbe la cosa migliore). Anche per sfruttare la possibilità di proporre ai partecipanti delle attività tra una parte d’aula e l’altra (come ad es. la somministrazione di test di autovalutazione, la visione di video mirati e specifici, letture, ecc.) che permettono di approfondire ulteriormente il tema e possono essere utili per introdurre i temi dell’incontro successivo.
Anche qui serve forse una maggiore responsabilizzazione dei confronti dei partecipanti. Perchè il corso non si esaurisce con l’aula (in presenza o a distanza che sia), ma anzi la parte sincrona diventa il momento iniziale di un percorso più ampio e profondo.
7) LA PARTECIPAZIONE DELLE PERSONE
“E’ difficile parlare davanti a un insieme di ‘schermi neri’”
Anche se lo immaginavo, ho avuto la conferma che nella formazione online cambia l’interazione con i partecipanti. Ovviamente, tu sai che le persone sono lì con te (te ne rendi conto semplicemente guardando lo schermo), tuttavia la percezione fisica, onestamente, è completamente diversa. In aula hai modo di incontrare lo sguardo di tutti, hai feedback immediati grazie al linguaggio del corpo, puoi richiamare l’attenzione in tanti modi diversi. Nelle attività online questa cosa è molto più difficile e quando magari condividi lo schermo perdi comunque il contatto con le persone (che magari hanno anche disattivato il video). Anche perchè (e questa è -a mio avviso- una richiesta che faccio soprattutto alle aziende), ancora troppe persone tengono spento il video (per carità, le criticità di connessione sono sempre dietro l’angolo e in questo modo si salvaguarda almeno l’audio), creando quella che scherzosamente ho definito “la tribù degli schermi neri”. In effetti alle volte mi è sembrato di fare un corso alla radio più che in video-conferenza.
Anche se poi ho notato che questa modalità non ha inficiato nel complesso la partecipazione. Infatti, anche se l’idea di non avere il formatore davanti, ma dietro ad un computer, in generale, può far pensare al fatto che si possa rimanere un po’ più in disparte ed impegnarsi anche un po’ di meno rispetto a un corso nell’aula tradizionale, il coinvolgimento può esserci lo stesso, attraverso tante attività e tante diverse sollecitazioni. In tal senso, mi sembra indicativo il commento di una persona alla fine di un corso: “Ho raggiunto la consapevolezza che tutto si può fare, abbiamo usufruito di un corso in modalità remota e abbiamo acquisito le tecniche/informazioni per delle slide efficaci”.
8) GLI STRUMENTI PER LA FACILITAZIONE
“Mentimeter e Mural su tutti”
In questo periodo di formazione online ho praticamente “scoperto” un paio d strumenti che trovo particolarmente utili.
Il primo è Mentimeter (www.mentimeter.com), utile per test, sondaggi, sessioni di domande e risposte, tagcloud, ecc. E’ uno strumento che ormai uso praticamente in ogni modulo. Che sia un sondaggio iniziale su un tema specifico, un modo per verificare le aspettative delle persone riguardo il corso o il webinar o anche soltanto un modo per fare un rapido giro di tavolo di presentazione tra tutti i partecipanti (magari facendo scrivere a tutti un messaggio creativo su di loro), trovo infatti che sia un modo utile per introdurre le attività e stimolare l’interazione con le persone. In più, alla fine di ogni corso, propongo un quiz che da una parte rappresenta un modo per fare una rapida sintesi dei principali temi trattati e dall’altro anche un modo simpatico (mettendo in palio un caffè, una sessione di coaching o approfondimento sul tema oggetto del corso) per mettere in simpatica competizione tra loro le persone. 5 domande a risposta multipla, una sola risposta corretta e quello che conta non è solo la risposta giusta, ma anche il tempo impiegato a rispondere. Meno tempo si impiega a rispondere e più punti si guadagnano.
Trovo che Mentimeter, anche per la sua facilità d’uso, la versatilità e aggiungo la “potenza di fuoco” che offre anche nella versione gratuita, sia stata una bellissima scoperta, una delle migliori di questo periodo. Anzi, in quelle poche occasioni che ho avuto modo di tornare in aula (vera, stavolta) ho comunque utilizzato questo tool. Un bel modo, anche piuttosto semplice, per “ibridare” le attività, tra parte in presenza e parte online.
L’altro è Mural (www.mural.co). Nella home del sito si legge che questo tool è “uno spazio di lavoro digitale per la collaborazione visuale”. Per me ha la potenza di una Ferrari e, una volta superate le difficoltà iniziali di comprensione delle sue funzioni, ho trovato che è uno strumento piuttosto versatile. Certamente meno immediato rispetto a Mentimeter, più complesso (io mi considero uno “smanettone” e, come tale, curioso di scoprire nuovi strumenti, ci ho perso un po’ di tempo) e con una versione gratuita che ha una durata piuttosto limitata. Detto questo, però, credo che non ci siano limiti di utilizzo di Mural, anche attraverso una libreria di template davvero poderosa e con tali e tante possibilità di applicazione su vari temi (dal brainstorming al team building, dalla creatività alla comunicazione), anche con spiegazioni di utilizzo. In effetti c’è solo l’imbarazzo della scelta.
Ho usato questo tool in diversi modi: per le presentazioni dei partecipanti (creando delle bacheche dove ognuno ha inserito un’immagine rappresentativa e dei post-it con parole-chiave), come lavagna condivisa per la raccolta dei risultati dei lavori di gruppo o, infine, come bacheca per raccogliere i risultati del corso.
Un paio di punti invece sono a mio avviso critici. Il primo è che Mural non funziona bene con alcuni browser (a es. Explorer o Edge). Il secondo, il fatto che richiede competenze informatiche significative per cui mi è capitato, per la verità un paio di volte solamente, che io mi sia messo a seguire passo passo ogni partecipante per operazioni anche piuttosto semplici (come ad es. inserire un’immagine). In ogni caso, una volta superato l’impatto iniziale, si pare un mondo.
9) USO DEI VIDEO
“Una risorsa preziosa in ogni ambiente”
Una cosa che non è mancata è certamente la visione dei miei amati video. Ammetto che all’inizio ero preoccupato perchè temevo che l’impatto non sarebbe stato lo stesso. E invece, grazie anche a molte sperimentazioni, scene di film, spezzoni di video TED o ancora video trovati in rete, continuano a rappresentare uno dei pilastri delle mie attività, anche da remoto, per introdurre attività di riflessione con i partecipanti o per chiudere un modulo. In questo senso, condivido un piccolo “trucchetto” che può essere utile. Infatti, usando parecchio Zoom, preferisco proporre il video attraverso la condivisione del mio schermo (peraltro, questa piattaforma, per facilitare la visione e l’ascolto permette anche di ottimizzare il video per la migliore fruizione da parte dei partecipanti).
In ogni caso, è sempre opportuno tenere conto delle eventuali criticità di connessione da parte dei partecipanti che potrebbe mettere a rischio la loro fruizione della visione condivisa. Per questo, prima del corso, preparo comunque i link a YouTube, al sito ted.com o al mio google drive e, nel caso, li condivido in chat. In modo che chi -per qualsiasi motivo- non riesca a vedere il video lo può comunque fruire direttamente dal proprio pc, semplicemente cliccando sul link. Anche in questo caso serve un lavoro preparatorio in più, tuttavia ne vale la pena per non perdere uno strumento davvero molto efficace.
10) L’EFFICACIA DELLA COMUNICAZIONE DEL FORMATORE
“Potenziare la dimensione para-verbale e guardare la video-camera”
E’ importante acquisire consapevolezza della differenza che c’è tra aula e ambiente virtuale. Soprattutto per non vivere la frustrazione di una realtà che è diversa, soprattutto per chi è “ancorato” all’interazione che si ha in aula. Questa cambia… punto. A tal fine, può essere utile qualche piccolo “trucchetto” per lavorare sulle dimensioni della comunicazione para-verbale e non verbale. Come ad es. parlare con una energia maggiore (un volume leggermente più alto, un maggior ritmo e una maggiore musicalità rispetto a quanto si farebbe in aula), guardare costantemente verso la telecamera quando si parla (quello rappresenta il nostro modo di avere il contatto visivo), accompagnare le parole con una ancora più efficace gestualità (che avvenga peraltro in modo che si possa vedere nello schermo il movimento delle mani e delle braccia per evitare il rischio di far vedere solo una parte del busto). Per potenziare questo aspetto, io a es. ho comprato una telecamera esterna che metto sopra il monitor da 21’’. In questo modo chi mi guarda ha una visione più ampia e profonda di me e può cogliere anche più dettagli sulla comunicazione non verbale.
Inoltre, il mio suggerimento è quello di seguire i canoni della c.d. vidiquette (le buone pratiche per la comunicazione in video). Quindi, attenzione allo sfondo, fate in modo che vi si veda bene e che ci sia una buona illuminazione, oltre che una inquadratura corretta (link al mio articolo su questo tema).
Per quanto riguarda invece la parte audio, ho acquistato un microfono esterno che mi permette di far uscire la mia voce molto meglio rispetto al microfono del computer (rendeva la voce piuttosto metallica, soprattutto quando la riascoltavo nella registrazione) o a quello della videocamera. In alternativa, uso un auricolare bluetooth che tuttavia ha il limite di durare solo poche ore (quindi, se la giornata è lunga, non basta). Inoltre, lavoro con una cassa esterna che mi fa sentire molto bene la voce dei partecipanti.
CONCLUSIONI
Ho scritto davvero tanto e mi rendo conto di aver messo insieme davvero tante cose, tanti spunti, da verificare incontro dopo incontro, soprattutto per tenere sempre a mente che nella formazione online non si tratta di fare le stesse cose in modo diverso, ma di fare cose diverse. Il mio auspicio per quest’anno è che diventi, per tutte e tutti noi, l’occasione per un nuovo modo di fare formazione. La sintesi del meglio di ciò che siamo diventati e la sperimentazione di nuovi mo(n)di di essere, formatrici e formatori…
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