Districhiamo i fili del conflitto con il film “La Matassa”

Il titolo è indicativo sul tema del film. Infatti, La matassa evoca qualcosa di ingarbugliato, che è difficile districare. Proprio come i suoi fili, difficili da ricomporre o separare, anche soltanto per capire quale sia il punto di inizio e di fine.

Stefano Cera

Marzo 29, 2019

La Matassa è un film che regala allegria, ma anche tanti spunti di riflessione, soprattutto per chi, come me, si occupa di formazione nella gestione delle controversie.

Un film che in più punti mostra le dinamiche della “guerra silenziosa” che può accadere tra due famiglie quando non regna l’armonia. Una guerra fatta di ostentata indifferenza, rancore mai affrontato e anni di “rumorosa” lontananza. Situazione che, purtroppo, tante famiglie conoscono e, ne sono convinto, nel film ci si possono ritrovare, quasi guardandosi allo specchio.

Trama del film

Il titolo è indicativo sul tema del film. Infatti, La matassa evoca qualcosa di ingarbugliato, che è difficile districare. Proprio come i suoi fili, difficili da ricomporre o separare, anche soltanto per capire quale sia il punto di inizio e di fine.
La matassa è la metafora delle argomentazioni e contro-argomentazioni delle parti in un conflitto. Posizioni che partono da lontano; da un passato che influenza il presente e, soprattutto, condiziona il futuro. Ed è proprio nel presente che inizia la storia, con la prima scena del film che chiarisce da subito l’argomento. Due fratelli che, ad un certo punto della loro esistenza, litigano per la proprietà di un albergo. E questo conflitto finisce per condizionare la vita delle due famiglie, con i due eredi (Ficarra e Picone) che, unitissimi da bambini, crescono nel rancore reciproco, perdendosi.

Spunti di apprendimento sulla gestione delle controversie

Il più importante spunto di riflessione offerto dal film è riassunto dalla frase di Don Gino (interpretato da Pino Caruso), che aveva seguito la vicenda fin dal principio:

“Perdiamo anni a cercare di sbrogliare le matasse e a nessuno viene in mente la cosa più semplice: tagliare i fili, buttare via la matassa…”.

Parafrasando le sue parole, nei conflitti spesso accade che ognuna delle persone coinvolte pensi di avere ragione e tutte queste ragioni diventano altrettanti fili che, con il passare del tempo, si intrecciano e si ingarbugliano sempre più, diventando così una matassa unica, inestricabile.

Inoltre, nei conflitti il tempo non è mai “galantuomo” perché, se non si interviene, una situazione lasciata in sospeso peggiora, diventando un circolo vizioso che produce danni nelle relazioni e nelle persone coinvolte nel conflitto.

Nel film, i due protagonisti, dopo anni di forzata lontananza e presi dalle reciproche argomentazioni, si rendono conto di aver ereditato non tanto un albergo, bensì soprattutto un conflitto e una profonda spaccatura tra le famiglie, per lungo tempo insanabile, in seguito alla morte dei due fratelli (i padri dei personaggi interpretati da Ficarra e Picone).

E sarà grazie alla certosina opera di mediazione da parte di Don Gino (che ha un ruolo fondamentale nella vicenda) che le due famiglie usciranno da quel “limbo” che esse stesse avevano creato. E’ lui che spinge affinché le due famiglie possano trovare la forza e il coraggio di superare la situazione di stallo, deteriorato da troppi anni di incomprensioni e mancata comunicazione. Peraltro, Don Gino ha anche un ruolo essenziale nel racconto della storia, grazie alle preziose informazioni che offre allo spettatore, attraverso i commenti e la voce fuori-campo.

Riflessioni finali

Un celebre proverbio cinese recita:

“Esiste la mia verità, esiste la tua verità ed esiste la verità”.

Sinceramente credo che tale proverbio si possa applicare alla vicenda raccontata dal film; una storia che permette di analizzare in profondità nelle posizioni delle parti coinvolte in un conflitto, per comprenderne le dinamiche e le reciproche percezioni.

E non è un caso che il film si concluda con un bel piano-sequenza che – attraverso la splendida colonna sonora firmata da Paolo Buonvino – fa fare allo spettatore un bel salto all’indietro, accompagnandolo dal momento della pace ritrovata ai tempi in cui i due protagonisti erano bambini. Quando, in braccio ai loro padri, giocavano insieme, in un’epoca in cui il conflitto non era ancora iniziato. Finalmente, la frattura che esisteva tra le due famiglie è ricomposta e si può finalmente girare pagina.

Talvolta nella vita non si può tornare indietro; tuttavia la scena finale del film, mostrando il momento della ricomposizione del conflitto, rappresenta il simbolo della volontà di “deporre le armi” per fare, finalmente, un passo in avanti. In un passato che, ormai superato, diventa solo la premessa per un presente, e soprattutto un futuro, da giocare secondo regole diverse.

Un modo alternativo di affrontare le controversie esiste, sempre, basta avere il coraggio di volerlo… questo è il messaggio di chiusura, sussurrato ma non per questo meno determinato, con cui si chiude il film di Ficarra e Picone. E quel benessere “ritrovato” che accompagna i titoli di coda è una “chiamata all’azione” per tutti noi, a fare qualcosa per gestire costruttivamente quei tanti, piccoli o grandi, conflitti che viviamo, ogni giorno…

Sul tema dell’uso del cinema nella formazione, è possibile leggere anche il mio libro “Ciak… Motore… Form_Aaaazione. Vademecum filmico per il formatore non convenzionale” (Palinsesto, 2016).

Su questo film è possibile ascoltare il podcast della puntata del 18/02/2019 della trasmissione Così Parlò Cerathustra.

La Matassa (2009), Italia, regia: Salvatore Ficarra, Valentino Picone, Giambattista Avellino. Distribuzione: Medusa Film.

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