Sei consapevole dell’impatto che la tua voce ha sugli altri? E perché alcune voci affascinano e convincono più di altre? E quanto usi la tua voce nel rapporto con le altre persone?
La voce, strumento musicale che noi tutti suoniamo, è spesso sottovalutata eppure gioca un ruolo fondamentale nella nostra vita e, ovviamente, anche nel nostro sviluppo professionale. Per quanto mi riguarda, sono sempre stato interessato alla voce e, soprattutto da quando ho iniziato la mia esperienza come formatore e poi in radio (e prima ancora con tanti anni di musica e, soprattutto, canto), ho iniziato ad approfondire il suo studio e, soprattutto, gli effetti che questa ha sulla comunicazione umana.
Per questo la mia passione per il public speaking è diventato quasi un passaggio “obbligato”. Così, nella newsletter di questo mese, desidero condividere con te un video che considero ormai un “cult” e che è una colonna portante dei miei corsi sulla comunicazione efficace in pubblico (e non solo). Sto parlando di How to speak so that people want to listen, del “guru” britannico della comunicazione Julian Treasure. In questo video, il più visto (pare) sul sito ted.com, Treasure ci spiega come la voce può aiutare a migliorare le nostre capacità di persuasione.
I SETTE PECCATI DEL NOSTRO ELOQUIO
(dal minuto 0.24)
Nel suo talk, Treasure parte “al negativo”, mettendo innanzitutto in evidenza quelli che chiama “i sette peccati capitali” del nostro eloquio:
- Gossip. Per es. sparlare di qualcuno che non è presente. Cosa che purtroppo può accadere negli ambienti di lavoro o nei gruppi. Non è certamente una cosa positiva, anche perché sappiamo bene che la persona su cui spettegoliamo probabilmente cinque minuti dopo spettegolerà su di noi.
- Giudicare (Judging). E’ difficile ascoltare qualcuno se sai che ti sta giudicando e magari sta pensando anche qualcosa di negativo.
- Negatività (Negativity). Conosciamo tutti qualcuno (nell’ambito della sfera familiare, amicale o professionale) che ci manda solo energie negative attraverso la sua costante visione pessimistica.
- Lamentele (Complaining). Collegata alla precedente, c’è anche la “pesantezza” delle lamentele. È difficile ascoltare qualcuno che si lamenta sempre e che ha da ridire su qualsiasi cosa.
- Scuse (Excuses). E’ difficile ascoltare qualcuno che da sempre la colpa agli altri per quello che succede e che non si prende la minima responsabilità delle proprie azioni.
- Esagerazione (Lying). Anni fa avevo un’amica che ogni cosa che raccontava la descriveva come “bellissima”, “eccezionale”, “fantastica”, ecc. E io spesso le domandavo, tra il serio e il faceto, “ma fammi capire… ti capita mai qualcosa che sia normale?!”. L’esagerazione, suggerisce Treasure, rappresenta comunque una forma di bugia e non ci piace avere a che fare con persone che mentono.
- Fare confusione tra fatti ed opinioni (Dogmatism). E’ difficile ascoltare qualcuno che ci bombarda di opinioni come se fossero fatti veri. Pensate solo ai social, in cui ogni persona “spaccia” la propria opinione facendola passare per una verità sacrosanta. Un antico proverbio cinese recita: “Esiste la mia verità, esiste la tua verità ed esiste la verità”. Un fatto è un fatto e un’opinione è un’altra cosa.
HAIL: I PILASTRI DELLA COMUNICAZIONE EFFICACE
(dal minuto 3.10)
In contrasto ai “peccati capitali”, Treasure identifica invece quattro “pilastri” che permettono alla nostra voce di fare la “differenza” nella comunicazione. Questi quattro pilastri possono essere riassunti con l’acronimo “hail” (grandine, in inglese), dalle iniziali dei quattro elementi:
- H, honesty (onestà). E’ importante essere sinceri quando si parla, essere chiari e diretti con le persone. Tuttavia, attenzione a non esserlo troppo perché nella comunicazione spesso il punto non è cosa si dice, ma come.
- A, authenticity (autenticità). Essere se stessi. Questo è un suggerimento che capita spesso di ascoltare e che tuttavia trovo davvero importante, anche nella comunicazione in pubblico.
- I, integrity (integrità). Identificarsi con le parole che si dicono, cioè in pratica dire una cosa e farla, ma anche essere persone affidabili
- L, love (amore). Come sottolinea Treasure, non si riferisce all’amore romantico, ma ad augurare il meglio alle persone.
GLI ELEMENTI CHE DEFINISCONO IL “SUONO” DELLA VOCE
(dal minuto 4.08)
Un altro aspetto molto importante, secondo Treasure, è la “cassetta degli attrezzi relativa agli elementi che compongono che, se miscelati bene, possono davvero fare la differenza. Questi elementi sono:
- Il registro. E’ l’altezza della voce. Può essere nasale, gutturale (quella usata più frequentemente dalla maggior parte di noi) o di pancia. Per spiegarne l’importanza, Treasure riporta un esempio, per cui le persone tenderebbero a votare i politici con la voce più bassa perché associano la profondità della voce al potere e l’autorità.
- Il timbro. E’ la sensazione associata alla voce. Studi dimostrano che tendiamo a preferire voci ricche, morbide e calde, come la cioccolata calda. Perché trasmettono sicurezza e affidabilità. Il timbro può essere migliorato con esercizi per il respiro e la postura. Chiaramente, aggiungo io, questo richiede certamente il supporto di un esperto perché non è sicuramente facile farlo da soli.
- La prosodia. E’ la “cantilena”, il metalinguaggio che usiamo per comunicare il significato delle parole. Le persone che parlano sempre con lo stesso tono di voce sono davvero difficili da stare a sentire perché non usano la prosodia. È da qui che deriva la parola monotonia, o monotono.
- Il ritmo. Riguardo questo, sottolinea Treasure, può essere utile, talvolta, usare qualche pausa strategica, qualche attimo di silenzio. Evitando quei fastidiosissimi suoni vocalici, gli “ehhhhmmm”, ecc. che spesso si usano (anche inconsapevolmente) e che rendono veramente difficile l’ascolto.
- Il tono. Da associare a ritmo e prosodia. Questi tre elementi insieme sono davvero importanti per rendere la nostra voce più dinamica e interessante. Infatti, usare un buon ritmo (né troppo veloce né troppo lento), lavorando sul tono e la prosodia può essere davvero un fattore decisivo per il successo della nostra comunicazione para-verbale.
- Il volume. Riguarda la quantità di voce che usiamo quando comunichiamo ed è, ovviamente, anch’esso molto importante. Anche perché, per es., diventa un elemento decisivo soprattutto quando iniziamo a parlare, per far sì che le persone siano interessante. Come dico sempre nei miei corsi, il volume deve essere ben presente, deve esprimere assertività, ma non essere eccessivo. Deve “catturare”, ma non “intimorire” chi ci ascolta.
GLI ESERCIZI PER RISCALDARE LA VOCE
(dal minuto 7.39)
Infine, nel suo intervento, Treasure suggerisce anche alcuni esercizi per riscaldare la voce prima di parlare in pubblico (conferenza, lezione, riunione, ecc.):
- Prima di tutto un esercizio di respirazione, ossia alzare le braccia e respirare profondamente.
- Poi, esercizi per riscaldare le labbra, ossia pronunciare “ba” ripetutamente, o “brrrrrrrr” (proprio come facevamo da piccoli).
- Ancora, esercizi per sciogliere la lingua, ossia pronunciare “la” ripetutamente o “rrrrrrrr”.
- Infine, la sirena, ossia “we” e “aw” “We”, con il nostro registro più alto, mentre “aw” con quello più basso. Perciò facciamo ripetutamente “weeeaawww, weeeaawww”, ecc.
Oltre a proporli in tutti i corsi, questi esercizi fanno ormai parte anche del mio “rito” pre-radio. Anche perché mi aiutano a “staccare” rispetto a tutto quello che è successo prima e a meglio entrare nella situazione della diretta radiofonica che farò di lì a breve.
CONCLUSIONI
Dopo aver visto questo video, siamo chiamati a riflettere sul nostro modo di comunicare.
Quali sono i punti di forza della nostra voce? Su quali aspetti dovremmo lavorare di più? Come possiamo utilizzare la nostra voce per creare un impatto positivo sugli altri? Treasure ci offre una serie di strumenti pratici per iniziare questo percorso.
Sta a noi decidere se vogliamo accettare questa sfida e scoprire il potere nascosto della nostra voce…
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